I 47 Ronin

La storia inizia dalle celebrazioni indette dallo Shogun, capo del governo e detentore del potere assoluto nel Giappone feudale, per accogliere un inviato Imperiale – il Maresciallo Achi Kari.

Tokugawa Tsunayoshi, lo Shogun, sceglie Asano per prepare l’accoglienza. Gli affianca, in questo compito, Kira Kozukenosuke Yoshinaka (1641-1702), preposto ad istruirlo sull’etichetta di corte.

Tra i due crebbe però una forte antipatia e Kira fece ogni sforzo per mettere in imbarazzo il suo allievo.
Finquando, nell’aprile del 1701, la situazione esplose nel palazzo dello Shogun.

Kira insultò Asano ancora una volta, tanto da costringerlo a sfoderare la spada ed a cercare di colpirlo.
Kira fu solo ferito dall’attacco ed Asano fu posto sotto custodia.
Colpire un altro uomo come gesto di rabbia era contro la legge, fare questo nella casa dello Shogun era impensabile.

Asano fu costretto ad uccidersi praticando il seppuku per aver violato le regole di corte.
In seguito la sua famiglia, che era molto ricca, finì in rovina (furono confiscati tutti i possedimenti di Asano) e i suoi samurai furono costretti a sciogliersi.

Il piano di Oishi

Quando la sfortunata notizia raggiunse il castello di Asano i suoi abitanti furono trascinati dal clamore e si impegnarono in focose discussioni circa il da farsi.
Alcuni erano favorevoli ad accettare il loro destino ed a disperdersi mentre un altro gruppo era intenzionato a difendere il castello e a dare battaglia al Bakufu, il governo dello Shogun.
Oishi Kuranosuke, a capo dei samurai, raccomandò ai sostenitori di Asano di abbandonare il castello e di lasciare che la confisca avvenisse pacificamente e di lottare per riabilitare il nome della famiglia Asano e nello stesso tempo preparare la vendetta nei confronti di Kira.
Così, il gruppo dei samurai di Asano – ormai ronin, letteralmente uomo onda, samurai senza padrone, senza un signore da servire – cominciarono a preparare un accurato piano di vendetta.
Kira non era uno stupido ed aspettandosi qualche attentato alla sua vita da parte degli uomini di Asano incrementò la sua guardia personale e le misure di sicurezza.
Il piano di Oishi fu in primo luogo di placare ogni sospetto prendendo tutto il tempo necessario in attesa del momento giusto.
Per questo scopo finale i 59 ronin che aderirono al piano di Oishi nascosero le loro armi e le armature prima di disperdersi ostentatamente, alcuni cercando lavoro mentre altri, tra i quali lo stesso Oishi, abbandonandosi a vita randagia come se avessero perso ogni speranza per il loro futuro.
In una occasione, addirittura un samurai di Satsuma incrociando Oishi ubriaco in strada gli sputò addosso dicendogli che non era più un vero samurai.
Valutate tutte queste cose, Kira cominciò a pensare di non essere in pericolo e nel corso di un anno rilassò la guardia.

Fu a questo punto che i ronin colpirono.

Esecuzione del Piano

47 di loro si riunirono il 14 dicembre del 1702 (12 avevano ceduto ed erano tornati alle loro famiglie) e, dopo aver recuperato dal nascondiglio armi ed armature, si prepararono a cogliere la loro vendetta in quella stessa notte nevosa.
Giunti al palazzo di Kira, in Edo, si divisero in due gruppi ed attaccarono senza alcun indugio.
Il primo gruppo scavalcando la recinzione sul lato posteriore del palazzo mentre il secondo forzava l’ingresso principale abbattendone il cancello con un maglio.
I 61 samurai di Kira furono presi completamente di sorpresa, risposero con spirito e tentarono di resistere, ma furono letteralmente travolti, molti perirono o furono seriamente feriti, mentre solo uno dei ronin perse la vita nell’attacco.

Kira fu scovato nascosto in un ripostiglio e portato al cospetto di Oishi il quale gli offrì la possibilità di suicidarsi.
Kira non rispose e Oishi lo uccise con la stessa spada che Asano aveva usato per darsi la morte.
La vendetta era compiuta.

L’assassinio di Kira mise il Bakufu in grande difficoltà.
Dopo tutto i 46 ronin superstiti non avevano fatto altro che mostrare la lealtà verso il proprio signore come ci si sarebbe aspettato da un qualunque vero samurai.
In più, la decisione di costringere Asano al suicidio e di confiscare i beni del suo dominio senza intraprendere alcuna azione nei confronti di Kira e delle sue responsabilità nella vicenda, non era stata accettata con favore e non era stata assolutamente una decisione popolare, tanto che ad un certo punto anche uno degli ispettori incaricati delle indagini aveva protestato contro il verdetto ed era stato degradato.

La vendetta d’onore punita dalla legge

Nondimeno il Bakufu decise che il mantenimento dell’ordine dovesse prevalere e così ai ronin fu ordinato di effettuare il seppuku. Per ordine dello Shogun però “il più giovane tra loro -Terasaka Kichiemon- dovrà rimanere in vita, affinchè egli e la sua discendenza compiano regolarmente le offerte rituali agli spiriti dei suoi leali compagni” e per raccontare questa storia… “
Il 4 febbraio 1703 Oishi e i suoi ronin procedettero ad eseguire la sentenza. I loro corpi furono quindi portati al Sengakuji per essere cremati tutti assieme e tumulati vicino ad Asano.

La vendetta dei 47 ronin continuò ad alimentare controversie per tutto il periodo Edo.

Ancora oggi il Sengakuji è molto popolare a Tokyo ed è meta di moderni ammiratori di quella lealtà coraggiosa che fu espressione della cultura samuraica del periodo Edo.

Alla fine, Oishi e dei suoi ronin divennero degli eroi per il popolo, simbolo di lealtà, coraggio e onore.